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Elio, Donato e Sandro: tre persone e un acquario. "L'Acquario" di Claudio Grattacaso.

Torna ad andare in scena lo spettacolo “L’acquario” di Claudio Grattacaso con la Compagnia dell'Eclissi di Salerno: Sabato 5 e 12 novembre, alle ore 21.15 e domenica 6 e 13 Novembre, alle ore 19,00, presso il Teatro Genovesi a Salerno. Una piacevole rappresentazione che ci pone di fronte a sentimenti ed emozioni importanti.

Claudio Grattacaso è uno scrittore salernitano, da tempo affermato sulla scena dell'editoria nazionale. Oltre che romanziere è anche autore teatrale. "L'Acquario" ritorna in scena, nuovamente con la "Compagnia dell'Eclissi". Riportiamo l'intervista che l'autore ci concesse alla vigilia della precedente rappresentazione.

"Si tratta di tre amici per la pelle, uno scrittore, un infermiere e un mezzo gigolò, che si buttano fango in faccia. Niente di sociale in senso stretto. Antropologico, direi. Non c'è solidarietà, si tirano colpi bassi. Pensieri pensati da tempo che per un gioco di rimbalzi vengono fuori. Hanno in comune, soprattutto, una profonda menzogna con sé stessi circa la loro identità.

La scena si svolge nello studio di uno scrittore che ha appena comprato un acquario. E c'è un parallelismo tra i pesci dell'acquario e i personaggi. Uno di loro, a un certo punto, si chiede se i pesci lo sanno di nuotare in uno spazio illimitato o si illudono di nuotare in un mare infinito. Di seguito, si accapigliano per una briciola, per poi tornare a comportarsi come se non fosse successo niente. In un certo senso, possono essere figli di una società del disinteresse, apatica, indifferente. Il teatro mi appassiona, mi sembra ancora il luogo più opportuno per divertire, divertirsi e riflettere. In effetti, tutto nasce, soprattutto, dal fatto che questa Compagnia è molto capace e portata verso un teatro, soprattutto, di parola e sinceramente in questo momento mi piaceva scrivere una cosa abbastanza leggera che però facesse ragionare, un poco, su quello che siamo diventati nei rapporti umani, in un mondo contenitore, dove tutto sembra una rappresentazione. La parola è protagonista nel mio teatro, in particolare in quest'opera, dove il rapporto logorato da anni, deflagra in un dialogo serrato, ora beffardo, ora lieve e malinconico. La nostalgia per un vissuto individuale, incompreso dagli stessi singoli protagonisti, il movimento dei loro corpi in scena, forse per la prima volta nella loro vita, naturali e spontanei, mostrano come il teatro possa ancora essere un luogo di rivelazione dei segreti dell'estraneità della vita inautentica, nella nostra contemporaneità".



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